domenica 15 marzo 2015

Ceri, candele e lampade


La prima cosa che Dio creò – dice la Bibbia – fu la luce e in tutta la Bibbia la luce diventa simbolo delle realtà della vita religiosa.
Ma sono stati soprattutto Gesù e i suoi apostoli a rivelarci tutta la ricchezza simbolica della luce.
Gesù disse: “Io sono la vera luce” e disse ai discepoli: “Voi siete la luce del mondo... la vostra luce deve brillare davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre che sta nei cieli!” (Mt 5,16).
Ecco perché la chiesa anche nella sua liturgia utilizza spesso con tanta importanza l’uso delle candele: dal grande cero pasquale che si porta in processione che viene collocato al battistero e a fianco della bara nei funerali, come immagine di Cristo risorto, al cero o candela ricevuta nel Battesimo che il fedele ritrova quando riceve gli altri sacramenti, alle candele che vediamo accese sull’altare o a quelle che la nostra pietà ci fa accendere davanti al tabernacolo o alla immagine della Madonna o di santi veneranti per finire alla piccola lampada che arde nascosta e silenziosa vicino al tabernacolo.
Cerchiamo di capire il significato di questi diversi ceri.

Il cero pasquale: Gesù Cristo risorto


Il cero pasquale che è grande e decorato viene acceso con solennità nella notte di Pasqua e il diacono canta tutto il suo simbolismo.

Esso poi brillerà al centro di tutte le celebrazioni fino al giorno dell’Ascensione. Con i suoi colori caldi, solitario, evidente nello spazio, il cero pasquale annuncia e simboleggia la presenza di Cristo risorto e la sua fiamma sembra mormorare l’incredibile notizia: “Eccomi di nuovo con voi!”.
Come Cristo nel suo sacrificio pasquale il cero brucia davanti a Dio interamente e si consuma.
“Da questa colonna di cera che brucia in onore a Dio – si canta alla sera di Pasqua – sale verso il cielo come una fiamma la preghiera della Chiesa!”.
E quando all’Ascensione che ricorda la salita nella gloria di Gesù il cero pasquale viene spento, la chiesa ricorda ancora con emozione quello che aveva cantato nel cuore della veglia di Pasqua: “Che bruci ancora quando si leverà l’astro del mattino, Colui che non conosce tramonto, il Cristo tuo Figlio risorto ritornato dagli inferi che dona agli uomini pace e luce!”.
Il Cero pasquale è collocato nel Battistero e lo si accende ad ogni battesimo, alla sua fiamma verrà accesa anche la candela o cero battesimale come segno della vita di grazia che nel sacramento ci è data.
Il Cero pasquale viene collocato a fianco della bara nei funerali per esprimere la fede nella risurrezione che si fonda appunto in Gesù Cristo risorto!

Il cero battesimale: realtà ed impegno della vita cristiana

Nell’antico rito del battesimo al neobattezzato veniva fatta la consegna di un cero acceso. La preghiera che lo accompagnava (riferendosi ad una parola di Gesù che riguardava le vergini prudenti e le vergini stolte) sottolineava il simbolismo di tre idee:
v    il cristiano deve trovare la luce della propria vita di fede (Gv 8,12)
v    il cristiano deve egli stesso essere luce del mondo (Mt 5,14)
v    il cristiano riesce ad essere luce del mondo quando riesce a condurre una vita di operosa testimonianza (Mt 25,1-15).

Anche nel nuovo rito c’è la consegna del cero che viene data ai padrini o ai genitori per il battezzato e in più si sottolinea che tutto questo il battezzato non potrà farlo da solo ma con l’aiuto della chiesa.

In certe comunità viene regalata la candela del battesimo, essa viene portata alla notte di Pasqua per rinnovare così la propria fede.
La candela del battesimo dovrebbe essere portata in chiesa anche quando si ricevono gli altri sacramenti, la candela che viene data nella circostanza la richiama. Tutto ha significato perché si è battezzati, tutto ha significato nella fede. Forse questo stanno a significare le candele che accendiamo sull’altare prima di ogni funzione religiosa.

La candela: simbolo della vita e devozione cristiana

È un uso diffuso quello di accendere una candela davanti al SS. Sacramento, o alle statue della Madonna e dei santi.
Questo gesto non deve essere superstizioso ma bisogna attribuirgli il giusto valore: bisogna essere convinti che la candela accesa rappresenta l’immagine e la preghiera di colui che la offre a Dio o ai Santi
È l’immagine di chi la offre, cioè del cristiano che cerca di mettere in pratica il comando di Gesù ad essere figlio della luce: “Dio è luce: in Lui non ci sono tenebre... Voi siete figli della luce: camminate dunque sapendo di essere figli della luce” (1Gv 1,5; 1Tes 5,5; Ef 5,8).
È l’immagine della preghiera del cristiano che la offre.
Spiega bene una didascalia in un santuario: “La candela prolunga la tua preghiera, ma non la sostituisce!”.
Accendere una candela dunque non è atto disimpegnato ma un vero proposito di vita cristiana.

La lampada del tabernacolo

La lampada del Tabernacolo indica la presenza di Cristo.
Essa mormora il canto dell’amore che arde verso il Salvatore, il pane vivo!
Come nell’Antico Testamento ardeva la lampada davanti all’arca che conteneva le tavole della Legge, così oggi in ciascuna delle nostre chiese è presente il Figlio di Dio portatore di amore capace di suscitare nei nostri cuori la carità.
La lampada del tabernacolo arde di fronte a colui che non dovremmo mai lasciare: a questa fiamma noi chiediamo di perpetuare la nostra adorazione anche quando non siamo lì.
Essa simboleggia anche l’esortazione evangelica “Pregate senza mai smettere”, essa veglia e ci esorta alla vigilanza dei cuori.
Quando usciamo dalla Chiesa possiamo mostrarla al Signore dicendo “Ecco la mia anima, essa non ti abbandona!”.
Questa lampada non può essere elettrica solo il fuoco può continuare il nostro dialogo con Dio, un fuoco che non si deve mai spegnere. “La chiesa in cui brilla lo spirito di Cristo è come una lampada illuminata” (Paolo VI).
 
don Antonio Mascheroni

Nessun commento:

Posta un commento