La domus ecclesiae
I
cristiani delle primissime comunità avevano l'abitudine di ritrovarsi
per pregare e per celebrare i riti presso delle semplici abitazioni
private.
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La casa della chiesa di Dura Europos |
Prima dell'editto di Costantino (313 d.C.) non solo le comunità dei fedeli erano di modeste dimensioni possedevano mezzi
altrettanto modesti, ma dovevano soprattutto vivere ed operare in una
sostanziale clandestinità, data la costante minaccia delle persecuzioni.
Quando le comunità cristiane ebbero un numero più consistente di fedeli e non fu più possibile continuare ad usare le semplici abitazioni private per i riti, vi fu l’esigenza di edificare delle case da destinare specificatamente agli incontri comunitari. Tali furono le case dell'assemblea (o della comunità).
Per la clandestinità di cui si è detto le domus ecclesiae altro non erano erano che edifici quasi sempre di modeste dimensioni inseriti nel tessuto urbano tali da apparire come case normali e private. Indistinguibili dall'esterno esse disponevano all’interno di stanze e di aule riservate alle riunioni e alla celebrazioni dei riti eucaristici e battesimali.
La "domus ecclesiae" è l'embrione di ogni successivo edificio di culto della chiesa cristiana.
Dal termine latino domus ecclesiae deriva, per abbreviazione, la parola "chiesa" che, pur significando "assemblea" o "comunità", oggi si riferisce tanto alla istituzione quanto all'edificio di culto.
La più nota domus ecclesiae che ci sia stata restituita dall'archeologia è quella che si trova presso le rovine dell'antica città di Dura Europos in Siria.
La basilica

Rimase pur sempre la necessità di prevedere negli edifici basilicali gli spazi e le forme che permettessero di assolvere alle funzioni della liturgia cristiana.
Gli elementi costituitivi della primitiva domus ecclesiae furono così sviluppati e riproposti anche nei complessi basilicali.
Si ritrovano dunque presso le basiliche i luoghi concepiti per le celebrazioni solenni, quelli per la preghiera comunitaria, e quelli per le riunioni di formazione o di governo della chiesa. Nonchè lo spazio particolare riservato al rito battesimale.
Le cattedrali medievali
Le cattedrali, in quanto sedi vescovili, erano il cuore delle comunità cristiane cittadine e territoriali. In esse trovavano spazio la basilica maggiore e la basilica minore, il battistero, la cosiddetta domus episcopi, la domus canonica, il cimitero ed altre costruzioni spesso riservate allo studio e alla carità.
La chiesa abbaziale
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L'abbazia di Follina |
Accanto alle cattedrali cittadine ebbero grande fortuna nel medioevo anche i complessi monastici; la particolare vita religiosa dei monaci determinò almeno in parte la forma e l'organizzazione delle basiliche che essi edificavano per i loro monasteri. Ebbe grande importanza, per esempio, nelle chiese monastiche lo spazio destinato al coro per gli uffici delle ore.
La pieve e la parrocchia
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La pieve di San Pietro di Feletto |
Formandosi nelle zone più periferiche della città, nelle campagne e nei pagi, delle comunità cristiane, i vescovi ebbero vieppiù la necessità di favorire la nascita e lo sviluppo di un sistema articolato per la pastorale e l'amministrazione dei sacramenti.
Furono organizzate dunque delle parrocchie urbane ed extraurbane quali le pievi. Gli edifici plebani erano costituiti generalmente da un'aula o da una basilichetta e dotati di un fonte battesimale, quando non di un vero e proprio battistero annesso.
La cappella e l'oratorio
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San Pietro di Marsiai |
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