sabato 10 gennaio 2015

L'altare di Dio e l'Eucarestia

Nell'ultima cena, prima della sua passione, Gesù raduna i suoi attorno ad una tavola. Nasce il rito il rito della Pasqua cristiana.


Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Matteo 26,17-19


Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Marco 14,12-16


Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Luca 22,7-13

Gesù istituisce la santa eucarestia [εὐχαρίστω: ringraziamento], e formula il rito di comunione che è il momento centrale di tutta la vita cristiana, il momento in cui si verifica l'unione perfetta tra Dio e l'Uomo. Gesù, alla maniera di Melchisedek, offre del pane e del vino ai suoi dicepoli.
Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».

Genesi 14,18-20

Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».
 Matteo 26,26-29

 Il rito è costituito dunque dalla condivisione del pane e del vino, di un cibo che semplice, essenziale e quotidiano. Le parole di Gesù fanno capire che quel pane è il suo corpo, cioè la sua carne, è il suo corpo diventato pane, e che quel vino, parimenti, è il suo sangue diventato vino.

L'altare di una chiesa è dunque la mensa dell'ultima cena, il tavolo presso il quale siedono e mangiano inseme Dio e l'uomo.

Ma l'altare cristiano è anche la mangiatoia di Betlemme.
Betlemme in ebraico vuol dire "casa del pane" e in arabo "casa della carne". E' a Betlemme che il piccolo Gesù appena nato è deposto in una mangiatoia, in una mensa per gli animali.
Già alla nascita dunque, Gesù è simbolicamente presentato al mondo come qualcosa da mangiare, come un pane, un pane che è però anche carne.

Dunque l'altare cristiano, che è mensa dell'ultima cena, è anche il presepe (mangiatoia) di Betlemme.

L'altare cristiano condivide con quello pagano, con l'ara, la funzione sacrificale. 
E' vero, l'altare ospita un sacrificio, quello sempre rinnovato di Gesù Agnello Pasquale. E però non è un sacrificio a senso unico, com'era quello dei sacerdoti pagani, non è il sacrificio dell'agnello che l'uomo immola alla divinità; è piuttosto il sacrificio dell'Agnello di Dio che viene immolato all'Umanità e a Dio stesso in un solo atto.
E' Dio che compie il sacrificio per l'uomo, e in Gesù-uomo anche viceversa; l'uomo a questo Sacrificio divino si aggrappa, si innesta cercando la salvezza che è data solo dal sacrificio perfetto. Dio per l'Uomo e l'Uomo per Dio.

Per questa nuova funzione che ha l'altare cristiano è bello che la chiesa abbia voluto infine rivolgere la mensa/greppia del sacrificio verso tutti i fedeli, perchè tutti i fedeli cristiani sono invitati idealmente a sedere  intorno alla mensa del cenacolo, insieme con Gesù. E tutti sono chiamati a recarsi alla mangiatoia di Betlemme per contemplare il Dio  che si è fatto carne. Il Dio che ogni giorno ad ogni messa si fa pane e si fa vino. 

«Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.»
 dal Salmo di Davide


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