la domus ecclesiae - chiesa domestica

La casa della chiesa di Dura Europos

I cristiani delle primissime comunità avevano l'abitudine di ritrovarsi per pregare e per celebrare i riti presso delle semplici abitazioni private.
Quando le comunità cristiane ebbero un numero più consistente di fedeli e non fu più possibile continuare ad usare le semplici abitazioni private per i riti, vi fu l’esigenza di edificare delle case da destinare  specificatamente agli incontri comunitari. Tali furono le case dell'assemblea (o della comunità). 
La "domus ecclesiae" è l'embrione di ogni successivo edificio di culto della chiesa cristiana.

Dal termine latino domus ecclesiae deriva, per abbreviazione, la parola "chiesa", parola che, pur significando in sè "assemblea" o "comunità", oggi si riferisce tanto all'istituzione religiosa quanto alla comunità dei fedeli e all'edificio di culto in cui essa si ritrova.

Va ricordato che le prima comunità cristiane erano di modeste dimensioni ed avevano mezzi anche più  modesti, e soprattutto che i cristiani dovevano vivere allora ed operare in un clima di sostanziale clandestinità data la minaccia sempre presente di tremende persecuzioni. 

Per questo i primi cristiani scelsero di riunirsi nelle domus ecclesiae, edifici ben mimetizzati nel tessuto urbano civile e quasi sempre di modeste dimensioni. Case che dall'esterno sembravano normali abitazioni  private, mentre all’interno disponevano anche di stanze e di aule riservate alle assemblee e alla celebrazioni dei riti eucaristici e battesimali.

E' un fatto rilevante che la liturgia cristiana nasca, per così dire, "in casa". La prima chiesa, infatti, è una chiesa domestica, familiare, intima e affettiva.
Non è un caso. Nell'esperienza cristiana più autentica Dio è di casa. Dio entra nella casa degli uomini, abita la casa degli uomini, pranza e cena con gli uomini, e condivide con gli uomini gli spazi della quotidianità. Veglia sul loro sonno, sta coi bambini mentre giocano, accompagna i gesti e i mestieri di ogni giorno, il lavoro, lo studio, il tramestìo e l'odore della cucina. 
Solo un Dio che si è fatto uomo può scegliere di abitare fuori dalle mura del tempio, oltre i luoghi che da sempre l'uomo consacra e attribuisce alle divinità, e di abitare proprio nella stessa casa dell'uomo, nella "profana" dimora dei mortali.
Ciò non ha mai smesso di essere, perchè è nella natura stessa del cristianesimo. Tanto che ancor oggi la prima chiesa è e rimane domestica e familiare.

Nel tempo la dimensione familiare del culto cristiano è stata mantenuta in molteplici forme: dalle cappelle familiari delle ville e dei castelli, agli altarini domestici dedicati ai soggetti della devozione privata, ai capitelli e alle chiesuole delle contrade. E pur avendo un accento specifico, anche le cappelle cimiteriali di famiglia possono essere inscritte nella cornice dei luoghi di culto cristiani con una forte matice domestica.

Anche la riforma liturgica del Vaticano II ha rivalutato l’esperienza liturgica comunitaria della chiesa primitiva, e ha restituito, per quanto possibile, alle celebrazioni e ai luoghi del culto una tale dimensione. Ciò facendo si è diminuito di molto il rischio di perseguire soltanto una vana ed eccessiva solennità, e di monumentalizzare i luoghi di culto a scapito della loro reale funzione spirituale e aggregativa.

1 commento: