domenica 8 marzo 2015

In piedi o in ginocchio?

Durante la preghiera eucaristica è bene stare in piedi o in ginocchio?

genuflessione vassallatica medievale
Nel XIII secolo fu inserito nella Messa il gesto dell’elevazione del pane e del vino consacrati. Seguendo la prassi feudale che nel medioevo imponeva al servo di genuflettersi davanti al suo signore in segno di sottomissione, i fedeli presero l'abitudine di inginocchiarsi per la durata della sola ostensione.
Sucessivamente, i fedeli, che più che partecipare “assistevano” alla Messa in latino recitando  privatamente delle preghiere, finirono per rimanere in ginocchio per quasi per tutto il tempo della celebrazione. ritirati in una sorta di intimità.
 La riforma liturgica del Vaticano II ha ridato ai fedeli il ruolo di veri e propri celebranti. Il che si manifesta nella partecipazione attiva e presente e nell’unità dei gesti e delle voci. 

L’attuale norma prevede, con una certa libertà, che i fedeli s’inginocchino alla consacrazione, a meno che lo impedisca lo stato di salute, la struttura del luogo o il gran numero di presenti o altri motivi ragionevoli, e che quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote si genuflette dopo la consacrazione. E che, dove vi sia la consuetudine, si possa stare in ginocchio dall’acclamazione del Santo fino alla conclusione della preghiera eucaristica. 

La ratio prioritaria è però sempre quella di permettere una maggior partecipazione cosciente di ciascuno alla liturgia, soprattutto nel suo momento culminante.
l'orante delle prime comunità
Per questa ragione, anche se l'ordinamento generale del messale romano propende ancora per il gesto medievale della genuflessione, è da considerare positivamente il fatto che il fedele rimanga in piedi durante la consacrazione e si rivolga costantemente con lo sguardo all'altare, partecipando (coralmente e pure intimamente) di ogni gesto e di ogni parola, in perfetta unità di intenti con la chiesa, della preghiera eucaristica. All'atto della elevazione, e solo per l'istante in cui essa perdura, il fedele compirà un profondo inchino o  una genuflessione, evidenziando con ciò il riconoscimento  della presenza reale di Dio nel pane e nel vino consacrati.
  
Gesti e atteggiamenti del corpo


42. I gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme stabilite da questa Introduzione generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio.

L’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell’unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra Liturgia: manifesta infatti e favorisce l’intenzione e i sentimenti dell’animo di coloro che partecipano.

43. I fedeli stiano in piedi dall’inizio del canto di ingresso, o mentre il sacerdote si reca all’altare, fino alla conclusione dell’orazione di inizio (o colletta), durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo; durante la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera universale (o preghiera dei fedeli); e ancora dall’invito Pregate fratelli prima dell’orazione sulle offerte fino al termine della Messa, fatta eccezione di quanto è detto in seguito.

Stiano invece seduti durante la proclamazione delle letture prima del Vangelo e durante il salmo responsoriale; all’omelia e durante la preparazione dei doni all’offertorio; se lo si ritiene opportuno, durante il sacro silenzio dopo la Comunione.

S’inginocchino poi alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione.

Spetta però alle Conferenze Episcopali adattare i gesti e gli atteggiamenti del corpo, descritti nel Rito della Messa, alla cultura e alle ragionevoli tradizioni dei vari popoli secondo le norme del diritto. Nondimeno si faccia in modo che tali adattamenti corrispondano al senso e al carattere di ciascuna parte della celebrazione. Dove vi è la consuetudine che il popolo rimanga in ginocchio dall’acclamazione del Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristica e prima della Comunione, quando il sacerdote dice Ecco l’Agnello di Dio, tale uso può essere lodevolmente conservato.

Per ottenere l’uniformità nei gesti e negli atteggiamenti del corpo in una stessa celebrazione, i fedeli seguano le indicazioni che il diacono o un altro ministro laico o lo stesso sacerdote danno secondo le norme stabilite nel Messale.
44. Fra i gesti sono comprese anche le azioni e le processioni: quella del sacerdote che, insieme al diacono e ai ministri, si reca all’altare; quella del diacono che porta all’ambone l’Evangeliario o il Libro dei Vangeli prima della proclamazione del Vangelo; quella con la quale i fedeli presentano i doni o si recano a ricevere la Comunione. Conviene che tali azioni e processioni siano fatte in modo decoroso, mentre si eseguono canti appropriati, secondo le norme stabilite per ognuna di esse.
(dall'Ordinamento generale del messale romano)

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